Lucky Dog 1 translations 03 Ivan Route 21

Parte 1: Prigione

Capitolo 3

Improvvisazione

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Sono già passati trenta minuti? Finalmente, percepisco i passi che stavo aspettando. Sono accompagnati dal suono di qualcosa che ha delle ruote.

Ci sono due persone. I loro passi si fermano. La porta si apre. Non penso si siano accorti che qualcosa è fuori posto. … Bene, siamo ancora in volo.

Agente 1: Cinque, proprio come avevano detto.

Agente 2: Cominciamo da questo. Pronto? … Un, due!

Gli agenti sollevano le sacche nelle quali ci stiamo nascondendo e le posano su qualcosa come una barella prima di portarci via.

Sembrerebbe che non possiamo starci sopra tutti e cinque, quindi ci dividono in due gruppi e ci trasportano sulla barella. … Spero non si rendano conto che quello che si trova dentro alle sacche non è ciò che si aspettano.

Non accorgetevene, nonaccorgetevene, perfavorenonaccorgetevene. Per favore, che nessuno si muova od emetta alcun suono. Ti prego, fa’ che non se ne accorgano… Santa Maria, puoi darci una mano? Perfavore??

Agente 1: Quello si è appena mosso?

Agente 2: Non dire qualcosa di così raccapricciante. … Probabilmente è come si dice. Hai presente, quando i cadaveri si muovono anche se sono morti o quando emettono dei suoni a causa dell’ aria che si muove per le loro trachee, no?

Certocerto, è così. E’ esattamente così. … Chi si è mosso? E’ stato quello stupido idiota di Ivan?

Una volta fuori, veniamo sollevati di nuovo dalla barella e lasciati cadere su… cos’ è, un carretto trainato da cavalli?

Magnifico! In questo modo, possiamo lasciare che ci guidi fuori dalle mura!

Ci muoviamo lentamente. Le sacche dove siamo nascosti ondeggiano insieme al carretto.

… Non molto dopo, il carretto si ferma.

Guardiano: … Come vanno le cose? Allora, adesso faccio il solito controllo.

Agente 1: Procedi pure.

… Qualcuno cammina verso il carrello. E’ il guardiano? Con controllo, probabilmente, si intende un’ ispezione dei corpi. Credo che debbano controllare cosa c’ è all’ interno delle sacche…

Scopriranno prima di tutto che siamo vivi. Cosa faccio…

Beh, non che non avessi previsto qualcosa del genere.

Improvvisamente, slego la sacca, che era sembrava soltato chiusa, con un tempismo calcolato.

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Gian: Sooonoooo viiiivoooooo!!

 

 

 

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Guardiano: … U-Uwaaah!!

La faccia inorridita del guardiano è esattamente di fronte alla mia.

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Gian: Sono stato scelto da Dio!!

 

 

 

Probabilmente questo non ci farà guadagnare troppo tempo. Come ci si aspetta da qualcuno che lavora in una prigione, un attimo dopo si è ripreso e tiene stretto il suo randello.

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Gian: Ma comunque, troppo lento!

 

 

 

Sono già uscito dalla sacca, chiudendo la mano. Sono certo che la sua mascella abbia avuto un bell’ assaggio del mio pugno.

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Gian: Hey, anche voi ragazzi potete resuscitare ora.

 

 

 

Senza attendere le mie parole, i miei compagni, essendosi accorti di cosa stava succedendo, sono già usciti da quelle maleodoranti sacche da morto.

Scavalcano tutti il cocchiere, il guardiano che ho appena colpito, e le altre guardie.

… Non fa differenza che i secondini siano armati. Sono rimasti completamente sconvolti dal nostro attacco a sorpresa.

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Luchino: Una rissa dopo così tanto tempo non sembra troppo male, in realtà.

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Anche se detenuti che scappano di prigione nascondendosi nelle sacche, non credo sia normale che ne saltino fuori cinque tutti insieme… Provo un po’ di compassione per questi tizi svenuti che sono stati pestati ancora prima di potersi levare quell’ espressione stupita.

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Ivan: Aagh, quella sacca era fottutamente… disgustosa… !

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Sembra che Ivan non abbia ancora finito di sfogarsi, perché tira un altro calcio ad uno dei tizi che sono collassati per terra.

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Giulio: Devo disarmarli?

Giulio lo chiede mentre lancia delle occhiate di traverso ai cavalli irrequieti.

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Gian: Hai ragione… Naw, lascia perdere. Ormai è piuttosto luminoso. Se rimaniamo qui ci vedranno.

 

 

 

Mi giro verso la struttura poco dietro di noi. Anche da qui, riesco a vedere il grande complesso di alloggi sovrastare gli altri edifici. Il sole deve essere lentamente spuntato all’ orizzonte, ad un certo punto. Anche mentre osservo, tutto intorno a me continua a trasformarsi gradualmente nel mattino.

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Bernardo: Ha ragione. Sbrighiamoci. Se riusciamo ad oltrepassare il portone siamo fuori.

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Ivan: Aspetta, dobbiamo correre fino a raggiungere la città?

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Gian: Qualcuno verrà a prenderci. Bernardo ha fatto in modo che uno dei suoi guidasse attorno alle mura ogni giorno, trenta minuti dopo l’ alba.

 

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Luchino: Oh? Hai davvero organizzato tutto per bene.

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Bernardo: Come ha detto Gian, ho contattato la mia banda. Ho ordinato loro di girare qui attorno a partire dall’ altro ieri e continueranno finché non gli dirò di smettere. Possiamo incontrarci con loro immediatamente.

 

 

Gli avevo chiesto in anticipo di occuparsi di questo, in modo che non avrebbe avuto importanza quale via di fuga avremmo usato.

In questo modo, avremmo avuto un passaggio, non importa in che modo, e la fuga non si sarebbe dovuta fare in un giorno specifico, giusto nel caso ci fossero stati degli imprevisti.

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Bernardo: Il sole si è già alzato… Dovrebbero star arrivando.

 

 

 

Se riusciamo ad oltrepassare queste porte, dovremo semplicemente salire in macchina e goderci il viaggio fino a Daivan. Non dovremo tornare a piedi, guardandoci le spalle tutto il tempo.

Luchino: Allora che stiamo aspettando?

Rimuoviamo il chiavistello e apriamo la porta.

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Per un istante, la vista del paesaggio aggredisce i nostri occhi, accecandoci. Dopo tutto, l’ unica cosa che abbiamo visto per giorni è l’ interno della prigione.

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Gian: L’ evasione è cooompletaaa!

 

 

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Giulio: … Congratulazioni.

Ciò significa… che ora sono il Boss? Giusto il tempo di pensarlo, che la voce di Ivan mi squilla nelle orecchie.

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Ivan: Gian, non diventerai boss finché non saremo tornati a Daivan! Fino a quando non lo annunceranno pubblicamente di fronte al Boss e agli altri pensionati, rimani ancora solo un capitano! E uno col grado più basso del mio!

Ivan mi urla queste parole, puntandomi contro un dito.

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Luchino: … Beh, quello che sta dicendo è giusto.

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Bernardo: Lascia questi discorsi per un’ altra occasione, Ivan. Come prima cosa, dobbiamo tornare a Daivan.

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“Lascia questi discorsi per un’ altra occasione”, si riferisce anche al fatto che diventerò boss, suppongo…

Ah beh. Probabilmente è per via dell’ orario, ma non c’ è una sola persona in giro. Dall’ altro lato, proprio dietro a queste mura c’ è la prigione… E’ ancora presto per tirare un sospiro di sollievo.

A quest’ ora la nostra assenza avrà causato un putiferio, e probabilmente i guardiani staranno per risvegliarsi.

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Gian: Innanzitutto dobbiamo incontrare la macchina. Queste strisce danno troppo nell’ occhio. Non possiamo fare nulla con queste addosso.

 

 

Usciamo i fretta dalla porta e, guardando in ogni direzione, aspettiamo la macchina.

Spostandoci lungo le mura, naturalmente rallentiamo mentre attraversiamo il passaggio.

Dopo tutto, se ci muoviamo troppo aumenteranno le possibilità di incontrare qualcuno. Ma le nostre preoccupazioni sono inutili, almeno finché non incontriamo nemmeno una persona lungo la via.

Beh, siamo nel mezzo del nulla, non è che ci sia molta gente che viene a passeggiare attorno al recinto.

E non sono ancora passati né macchine, né carri.

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Ivan: Hey, la nostra macchina non è ancora qui?!

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Bernardo: Non dovrebbero volerci più di quindici minuti per fare il giro completo delle mura. Dovrebbe arrivare da un momento all’ altro…

Passano cinque minuti, e stiamo ancora camminando velocemente.

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Non sembra davvero un’ evasione finché non si incontra qualcuno che proviene dall’ esterno, vero?

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Luchino: … E’ sicuramente tardi. Mi sentirei meglio se sentissi almeno il motore di un’ auto. Hai detto che li avremmo incontrati immediatamente, giusto?

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Ci fermiamo. Giulio interroga Bernardo, impassibile.

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Giulio: Esiste… la possibilità che i tuoi ordini non abbiano raggiunto Daivan…?

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Bernardo: Li hanno raggiunti di sicuro, perché glieli ho inviati direttamente col mio avvocato.

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Ivan: Cosa faremo se non arriva la macchina? Questa è una tua responsabilità.

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Bernardo: E’ impossibile che il mio autista mi abbia tradito.

 

 

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Luchino: E se invece fosse morto?

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Bernardo: … Questo é…!

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Poi, all’ interno delle mura, le sirene cominciano a suonare.

… Ora si sono sicuramente accorti che siamo fuggiti dalla prigione. Forse i tizi che abbiamo steso prima si sono svegliati?

Le sirene continuano a strillare. Riesco ad immaginare le orde di uomini armati precipitarsi fuori dalle porte.

Le cose potranno solo peggiorare se rimaniamo qui.

Dovremmo rinunciare ad aspettare che la macchina ci venga a prendere. Questo è ciò che il mio sesto senso mi suggerisce.

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Gian: … Perché non mettiamo alla prova la mia fortuna?

 

 

 

Lo dico sottovoce, rivolto a me stesso. Gli altri si girano verso di me.

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Giulio: …?

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Ivan: Di che stai parlando?

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Gian: Se rimaniamo qui, ci vedranno dal portone. Giriamo l’ angolo. Correte!

 

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Comincio a correre senza aspettare una risposta. Gli altri quattro mi seguono senza sapere cosa diavolo stia succedendo.

Giriamo attorno alla lunga, lunga curva e finalmente incontriamo il nostro primo passante.

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Donna anziana: Eeek!!

Quando ci vede, la nonnetta cade per terra all’ indietro. La sorpassiamo continuando a correre.

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Luchino: Sigh, la prima signora che riusciamo a vedere è una vecchietta…?

 

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Bernardo: Gian, dove stiamo correndo? A cosa stai pens-

 

 

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Gian: … Eccolo che arriva! Yahoo, è da quella parte! Quello! Laggiù!

 

 

Una macchina sta guidando in questa direzione, accompagnata dal rombo del suo motore.

E’ forte, elegante e dipinta di rosso brillante.

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Bernardo: Non è una delle nostre macchine.

 

 

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Gian: Lo diventerà adesso!

 

 

 

Stiamo impalati, bloccando la strada, e la macchina sgomma per fermarsi proprio di fronte a noi.

Il guidatore è proprio chi pensavo che fosse, a giudicare dal colore della macchina. Sapevo che di solito le giornate cominciano presto, ma non che questo fosse l’ orario d’ inizio di lavoro.

Saluto il guidatore con un enorme sorriso.

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Gian: Oh cielo, ma non è il Capo?! Cosa fa in questa luminosa e meravigliosa mattina?

 

 

Brooks: C-cooosa?! Perché sei-! Cosa stai-!

Il guardiano mi ha riconosciuto perché sono uno che evade spesso.

Mi sta fissando ammutolito, come se non credesse ai suoi occhi.

L’ istante successivo, viene trascinato fuori dalla macchina da Luchino e Giulio e picchiato.

Lo gettiamo sul lato della strada, e velocemente saltiamo tutti e cinque sull’ Alfa Romeo rossa.

Fantastico, è ancora nuova e perfettamente pulita!

Bernardo prende il posto del conducente e non aspetta un secondo prima di dare gas.

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Bernardo: Dove andiamo, Gian?

 

 

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Gian: Per ora… lasciamo questa città e dirigiamoci ad ovest. Lì è tutta campagnia dove non ci sono altro che campi e boschi, quindi sarà il posto perfetto dove potersi nascondere. Possiamo contattare Daivan da là.

 

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Bernardo: Roger. Tenetevi forte!

 

 

 

Durante la curva, la macchina stride con forza..

E poi, di nuovo, accelera. A tavoletta.

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Bernardo: Questa velocità…! Non mi sarei aspettato di meglio da un’ auto Italiana!!

 

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Ivan: Aspetta, non staremo davvero per passare davanti al portone-?!

 

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Proprio in questo momento, uomini armati in uniforme stanno uscendo in massa dal portone. … Ragazzi, c’ è mancato davvero poco.

Loro possono vederci grazie alle nostre chiassose strisce, e io posso vedere loro agitarsi sempre di più.

Mirano verso la nostra Alfa, che sta sfrecciando alla massima velocità cercando di andare il pù dritto possibile, e sparano.

Ovviamente, tutti i proiettili mancano il bersaglio.

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Gian: Col cazzo che ci prendete! Perché ora sono in perfetta forma!

 

 

 

Con la raffica di colpi delle pistole com musica di sottofondo, urlo e rido allegramente.

Proprio ora, riesco a sentire la fortuna raggiungermi – una grossa e potente ondata si abbatte alle nostre spalle. A volte posso davvero percepire la mia fortuna, e questa è una di quelle.

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Giulio: … E’ proprio vero…

 

 

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Gian: Huh? Hai detto qualcosa?

 

 

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Ivan, che si era chinato sul suo posto per paura dei proiettili – diversamente da me, che non me la sono fatta addosso – ora mi fissa a lungo ed insistentemente.

 Ivan: Sembra che il tuo soprannome “Lucky Dog” non sia solo per vantarsi, huh…

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Gian: Io non mi sono mai chiamato così.

 

 

 

Mi giro verso quelle alte, altissime mura.

Oh? C’ é qualche tizio che ci sta corrrendo dietro per davvero. Anche se è inutile.

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Gian: Arrivederci!

 

 

 

Le mura della prigione si fanno sempre più piccole con un’ incredibile velocità.

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