Parte 2: Fuga
Capitale 6
Festa
Arriviamo alla nostra destinazione, Queen Quarter, a mezzogiorno.
Guidiamo la macchina in mezzo alla strada mentre facciamo un giro nel centro della città, abbastanza velocemente da scagliare in aria alcuni sfortunati pedoni in preda al panico.
Non appena scendiamo dalla macchina, fieri, diritti e a strisce, i passanti che si trovano nelle vicinanze lasciano un ampio buco intorno a noi.
Gian: Hey tu! Per caso sai dove si trova il discount che presta anche soldi? E poi, un benzinaio e un negozio di armi… Oh, e anche un negozio di vestiti se lo sai, perfavore?
Sventolo allegramente la mano verso un tipo qui vicino e gli chiedo queste cose. Quello fa un piccolo salto per la sorpresa.
Apro la porta del discount con un calcio e poi vi entro insieme a Giulio.
Gian: Yo! Mi scusi, ma ho sentito che questo negozio appartiene ad uno che simpatizza per il Grave Digger!
Nel negozio c’ è un solo uomo che sembra essere il proprietario di questo buco. Nel momento in cui ci vede, raggela.
Gian: Hey Giulio, dagli quella cosa.

Giulio: Ecco.
Dopo averlo preso dalla tasca, Giulio lancia al proprietario del negozio l’ orecchio. Quando capisce che cosa ci sia ai suoi piedi, l’ uomo si lascia scappare un penoso gridolino.
Gian: Ecco, questo è il tuo amico. Però non siamo riusciti a prendere nulla da quell’ altro.
Mi si accende una lampadina, e aggiungo anche un’ altra cosa.
Gian: Abbiamo solo agito per auto difesa. Ragazzi, ma erano stupidi o cosa? Non posso credere che pensassero veramente di poter abbattere il CR:5…
Giulio sorride quando il negoziante emette un mugolio incomprensibile.
Giulio: Ciò che hanno fatto non ha lasciato loro altro scampo…

Giulio: Forse … desideravano essere uccisi. E tu…?

Gian: Se sei un traditore, allora non avremo altra scelta che ucciderti. Anche se non penso di averti mai visto prima…
Quando vede Giulio avanzare minacciosamente verso di lui, l’ uomo si gira, colpendo gli oggetti intorno a lui nel disperato tentativo di fuggire, mentre corre via addentrandosi sempre di più nel negozio. Sciocco. Non ha alcuna possibilità di fuggire.
Giulio cammina trascinandosi come un tristo mietitore, il negoziante fugge disperatamente. Lascio questi due ai loro affari, mentre avanzo nel negozio e mi metto davanti ad una gigantesca cassaforte.
Gian: Questo andrà bene per pagare. Grazie!
Non so se riesce a sentirmi, ma non è un problema mio.
Mi concentro e giro la manopola. Ci provo un po’ di volte, ma non mi ci vuole troppo tempo per trovare la combinazione giusta.
Gian: …E bingo! Avrebbe dovuto comprarsi una serratura migliore.
Spalanco la cassaforte ed afferro la maniglia di molte delle valigie che vi sono ammucchiate dentro. Ne apro una. Proprio come pensavo, è piena zeppa di rotoli di banconote.
Non mi aspettavo di meno da una città di campagna. Probabilmente questo posto serve anche come banca, perciò è un magazzino pieno di contanti. …Hm, chissà se questi sono i risparmi del GD?
In ogni caso, se questo negozio è sotto l’ ala del GD, allora non ho problemi a servirmi. Niente rimorsi qui.
Gian: Hey, Giulio? Non metterci troppo.
Non abbiamo tempo per spogliarlo e vedere se ha un tatuaggio. E poi, ho la sensazione che sia diverso dai due che ci hanno attaccato. Non ci sono prove, è solo un presentimento.
Sembra il classico cittadino, più di quanto non lo sembrassero i due che abbiamo ucciso nella foresta… …E’ come se non conoscesse la vera oscurità, non è mai entrato a diretto contatto con l’ oscuro mondo malavitoso.
Giulio: Stai pensando che forse sarebbe meglio lasciarlo in vita?
Dopo che dice così, ci penso su un po’.
Gian: Fa’ come ti pare. Puoi ucciderlo se vuoi.
Giulio raggela per un secondo. Sembra combattuto.
Giulio: …Credo che infliggergli dolore dovrebbe bastare…
Gian: Grazie mille. Almeno da parte mia.
Giulio si illumina e annuisce.
Gian: Bene, lascio fare a te.
Quando torno a guardare il contenuto della cassaforte, l’ urlo del negoziante squarcia l’ aria.
Nel frattempo…
Ivan: Hey, paparino, prendo una tanica piena di benzina. Puoi addebitare il conto al discountstore laggiù.
Negoziante: V-Voi siete… i fuggitivi della Mafia, quelli di cui si parlava alla radio…
Bernardo: Non sei fortunato? Non capita tutti i giorni di poter vedere qualcosa di così raro. Una tanica di benzina, per favore.

Ivan: Cavolo, sei lento. Preferiresti invece che ti bucassimo lo stomaco per far uscire tutto il liquore che ti sei bevuto?
E da un’ altra parte…
Luchino: Questo fucile, perfavore, e tutte le scatole di munizioni che avete.
Luchino: Collegare l’armeria con il negozio di vestiti è proprio conveniente. Una cosa del genere non si vede in città. A quanto pare è una cosa che si fa solo in campagna. …Rende più facile potersi procurare le provviste…
Luchino: Ma … i vestiti devono puzzare tutti di rustico? Che razza di stracci orridi sono questi? Il mondo sta proprio finendo se io, fra tutti, sono qui a comprare dei vestiti già fatti…
Luchino: Hm? Cosa c’ é, commesso? Non vuoi che ti punto addosso la pistola? Mi dispiace, ma cerca di sopportare, perfavore. Piuttosto, potresti mettere tutto in dei sacchetti?
Luchino: Pagherò, non preoccuparti. Lui dovrebbe arrivare da un momento all’ altro… Ah, bene, eccolo qui.
…
Il negozio di armi e quello di vestiti sono uno di fianco all’ altro. Passo lo sguardo da uno all’ altro, cercando di decidere in quale entrare. Comunque, dopo che sono entrato vedo che i due sono connessi all’ interno.
Tenendo puntata la pistola contro il proprietario del negozio, Luchino sta portando diversi sacchetti pieni della roba che ha appena comprato.
Gian: Luchino, hai finito di fare compere? Andiamo.

Luchino: Lascerò pagare te, Gian.
Luchino porge a Giulio diversi sacchetti, che arriva dopo di me, poi prende le altre in mano e se ne va.
Butto la valigia che mi sono portato sul bancone. Ho già tirato fuori i soldi, così quando la valigia colpisce il tavolo e si apre, trabocca di banconote.
Gian: Tenga il resto.
Faccio l’ occhiolino al commesso e poi esco, seguendo Luchino.
Anche senza il nostro bottino di guerra, riusciamo a malapena a stringerci nell’ auto.
Luchino: Una pistola per uno. Fate attenzione con queste.
Ci mettiamo subito le armi nelle cinture.
Gian: Santissimo! Questa merda è automatica!
 
 Punto il muso della pistola verso l’ alto e sparo qualche colpo.
Ivan: Merda, è assordante!

Gian: Ahahah! Si parte!!
Nonostante sia mezzogiorno, appena dopo l’ esplosione dei proiettili tutti i passanti spariscono.
L’ unico movimento umano che attira la mia attenzione … è quello di uno sceriffo smidollato che porta in spalla il suo minuscolo revolver.
Non farai in tempo, stupido.
Gli punto contro la pistola, e lui si nasconde in tutta fretta nell’ ombra di un edificio vicino. E’ come se stesse provando ad affrontarci con una cerbottana.
Quando miro per terra e schiaccio il grilletto, lo sceriffo scompare. Eheh, ora non è proprio uguale ad inseguire i ladri di mucche, vero?
Bernardo: Non divertirti troppo, Gian.

Gian: Ma è straaaa-fantastico! Mi sa che mi sto eccitando!

Luchino: Ma sei idiota? No, che te lo chiedo a fare, tu sei idiota punto.
 Gian: Non c’ è bisogno che tu lo dica due volte…

Ivan: Idiota! Due volte non è abbastanza per te! Sei un idiota al cubo!

Gian: Cosa intendi con “al cubo”?!

Giulio: …Ah, vuol dire una moltiplicazione…

Luchino: Non devi mica spiegarglielo, Giulio. Avanti, andiamocene.
Ridendo, riposiamo le chiappe sui sedili.
Non servirà a nulla farsi prendere dall’ ansia. Saluto con la mano le persone che sbirciano dalle finestre. Nello stesso momento Bernardo, che guida di nuovo, cambia marcia.
Gian: Yeeeahoooo!!
E l’ Alfa Romeo parte valorosamente. Destinazione, Daivan.
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