Parte 2: Fuga
Capitolo 5
Primo Sangue
La notte comincia davvero presto nelle fattoria. Sono solo le otto, eppure il festival sembra già essere sul punto di finire.
I bambini ed i più vecchi sono spariti per primi. Probabilmente sono andati a farsi una bella dormita. Anche gli altri hanno cominciato a mettere via il cibo e la birra.
Ciò significa anche che per noi è arrivato il momento di piantarla con questa farsa. Ci siamo completamente riempiti di cibo semplice – ma buono – e un po’ di birra rustica.
Ci alziamo e ci raduniamo.
Bernardo: Ho preso in prestito il telefono del Capo villaggio per chiamare Daivan.
Luchino: Cos’ ha detto il Boss?
Bernardo: Nulla. Non sono riuscito a contattarlo. Invece ho lasciato un messaggio.
Bernardo: Ho detto ai miei subordinati di venirci a prendere da queste parti domani mattina perché sembra sia impossibile trasferire delle auto a Suncreek.
Bernardo: Inoltre… come potete vedere, qui c’ è un po’ di benzina. Il Capo me ne ha dato un po’.
C’ è una piccola tanica ai suoi piedi.
Sembra che la scusa che ha rifilato ai paesani sia questa… siamo rimasti bloccati quando la nostra macchina ha finito la benzina, quindi abbiamo dovuto scarpinare fino a Bowick.
Per giustificare le strisce di Ivan, Bernardo ha mentito dicendo che era un artista di un gruppo teatrale, il che ha portato gli abitanti del villaggio ad invitarci al festival che sarebbe cominciato di lì a poco… il che ci ha portato a dove siamo adesso.
Che coincidenze assurde, ahah… Comunque, alla fine tutto si è risolto per il meglio. Non è che è successo tutto a causa della mia fortuna, vero? Certo, come no.
Il Capo villaggio ci ha trattenuti per un po’, ringraziandoci a nome del villaggio e regalandoci qualche banconota per ripagarci.
Capo Villaggio: Non ci darebbe fastidio se rimaneste alla locanda per questa notte. Perché invece non partite domani? E’ già così buio.
Bernardo: No, grazie per l’ offerta, ma dobbiamo proprio andare. Abbiamo una torcia con noi, e sono anche preoccupato per i nostri bagagli. Sicuramente la prossima volta non rifiuteremo.
Gli ultimi paesani rimasti ci mettono in mano dei regali. Ne accettiamo qualcuno e poi ce ne andiamo.
Fingiamo di andarcene a piedi passando per la strada principale… ma a metà strada, entriamo nel capannone fuori dal villaggio.
Il cibo ed i vestiti che abbiamo preso oggi pomeriggio sono qui.
Da qui, andremo nella stessa capanna di ieri notte. Rimarremo nascosti lì ed aspetteremo che il CR:5 venga a prenderci domani.
Ivan: Sigh… Finalmente mi sono ubriacato. Quando saremo tornati indietro sarò tornato sobrio. Saremmo dovuti rimanere nella casa del Capo.
Bernardo: Non possiamo correre il rischio. Potrebbero cominciare a sospettare di noi in qualsiasi momento. Ti piacerebbe svegliarti in un letto circondato dai poliziotti?
Ivan si lamenta mentre continuiamo a percorrere il sentiero notturno, e Bernardo lo rimprovera. Cerchiamo la stradina stretta che porta dentro alla foresta…
Ivan: Quei tizi sono davvero lenti, sarebbe andato tutto bene…!

Gian: Naw, domani quando si sveglieranno sobri, realizzeranno sicuramente che c’ è qualcosa di strano. Qualsiasi persona normale lo farebbe.

Luchino: Se la macchina del Capo villaggio avesse avuto più di due posti, avremmo anche potuto rubargliela.
Ci allontaniamo dal villaggio a passi veloci mentre parliamo fra di noi a bassa voce. Se non ci sbrighiamo, ci vorrà più dell’ ora che ci abbiamo messo per arrivare dalla capanna al villaggio.
Se non ci muoviamo— E proprio mentre stiamo per mettere piede sul sentiero…
E’ rimasta là, in silenzio… Nemmeno Giulio si è accorto di lei.
Gian: …?!
Una donna. Non so quando ci abbia notati, ma una vecchia donna se ne sta in mezzo alla strada con un’ espressione rigida, sbigottita.
Mi sembra di averla già vista. In mano tiene il violino che prima Giulio ha preso in prestito.
Non ricordo di averla vista venire a salutarci, prima in piazza. Che se ne sia andata presto per tornare a casa e l’ abbiamo sorpassata senza accorgercene?
Ha sentito quello che stavamo dicendo…?
Gian: Non lasciatela scappare viva!
La mia voce rompe il silenzio che è calato fra noi.
L’ istante successivo, scattiamo tutti e cinque verso di lei.
La distanza fra noi e la vecchia svanisce in un attimo. Diverse mani la spingono a terra.
Coprendole naso e bocca, non le diamo l’ occasione di urlare.
Giulio le trafigge lo stomaco con una pugnalata. La colpisce nei pressi del fegato. L’ urlo della vecchia penetra la mano di Luchino che le copre la bocca.
Giulio la ferisce ancora, lacerandole la zona della clavicola. Il coltello affonda nel suo corpo irrigidito e penetra fino a raggiungere il cuore.
Aspettiamo diversi secondi. Giulio le afferra il colletto ed estrae il coltello in modo che il sangue coli fra i vestiti, invece di schizzare fuori.
… E’ finita.
Lascio andare il sottile polso che stavo stringendo.
Ivan: … E’ morta?
Noi siamo la Mafia. Viviamo giorno dopo giorno, circondati dalla violenza.
Il massacro cominciato per farla tacere si è consumato in un istante. Questa potrebbe essere la prima volta che abbiamo agito come una sola persona.
Gian: Dobbiamo nascondere il sangue per terra.

Bernardo: Non ne abbiamo il tempo. Sbrighiamoci e andiamo via.
Bernardo e Luchino trascinano il corpo nel campo di grano.
Luchino: …Uccidere quando non è necessario non rende vantaggi alla famiglia.
Mentre mi guarda, Luchino mi porge queste parole amare. Sta dicendo che questo massacro è stato causato solo dal mio urlo.
Mi sento un po’ in colpa per l’ omicidio, ma prevale una sensazione diversa che mi porta a sorridere. Una leggera euforia mi pervade.
Gli altri, ognuno di loro, hanno ubbidito ai miei ordini senza pensarci un secondo… E’ stato… orribilmente meraviglioso.
Luchino: Riesci a capire?
Di fianco a Luchino, anche Bernardo mi sta guardando.
Gian: … Più tardi mi assicurerò di andare a confessarmi in chiesa. Non preoccuparti.
Alzo leggermente le spalle e raccolgo la custodia del violino che è caduta sulla strada. Senza fermarmi, la butto nel campo.
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