Parte 2: Fuga
Capitolo 6
Imboscata
E’ arrivato il mattino.
Giulio: … Buongiorno.
A turno, tutti e cinque ci laviamo la faccia alla pompa dell’ acqua. L’ acqua fredda mi sveglia completamente.
… Ma per qualche ragione, mi sento ancora fiacco. Sono ancora stanco. Mi stropiccio le sopracciglia, praticamente pizzicandomele.
Gian: Mrgh…

Ivan: Hey, Bernardo, esattamente quand’ è che dovrebbero venire a prenderci?
Bernardo: Alle dieci, vicino all’ entrata settentrionale della foresta.
Il terreno qua attorno è bagnato fradicio a causa dell’ acqua che abbiamo buttato dappertutto, unita alla rugiada sull’ erba. Sembra scivoloso, quindi meglio fare attenzione.
Gian: Dovremmo incamminarci prima che diventi troppo luminuwaagh!

… E proprio mentre lo penso. scivolo e il piede mi cede!
Mentre cado per terra, colpisco Bernardo che mi sta di fronte. Quasi nello stesso momento, un rumore assordante fende l’ aria.
Qualcosa squarcia l’ aria, passando proprio dove fino ad un momento fa c’ erano la mia testa e quella di Bernardo… Le schegge spezzano un ramo, il proiettile rimasto traccia una sagoma irregolare.
Non serve un secondo di più per afferrare la situazione. Afferro velocemente Bernardo lungo il fianco e lo spingo a terra.
Luchino: State giù! E’ una pistola!

Bernardo: Un’ imboscata?

Gian: Dividiamoci!
Gridiamo allo stesso tempo e le nostre urla si mescolano alla seconda serie di spari, che si conclude più o meno insieme alle nostre voci.
Rotolo per terra tenendomi il collo, ma non mi fa male da nessuna parte… Mi ha mancato!
Una volta in mezzo ai cespugli, non ho nemmeno il tempo di dare un’ occhiata agli altri prima di alzarmi in piedi per metà. Velocemente, salto di lato.
Le foglie volano verso l’ alto, gettate in aria dal piombo che perfora i cespugli.
Gli alberi qui sono tutti sottili. Non è il posto ideale per nascondersi. Comunque, provo a calarmi nell’ ombra quel tanto che riesco per riuscire a continuare a correre.
Sento qualcosa ma non vedo nessuno. Non importa. Devo correre!
Dopo l’ improvviso frastuono, la pace e la calma invadono la foresta. Gli uccelli che prima cinguettavano sono spariti. Corro via, da solo, nel silenzio.
… Mi fermo e rimango allerta, ma sembra che non mi stia inseguendo nessuno. Chi è il loro obiettivo?
Mi avvicino al capanno da davanti, facendo una grande curva.
Sento una voce che non riconosco. Prendo un respiro profondo ed osservo dall’ ombra dell’ edificio.
Il nostro cecchino si mostra, è in piedi di fianco alla pompa.
E’ un uomo che indossa normali abiti neri.
Uomo: …Arrendetevi e venite fuori! …Hey, Benpar! Torna qui! Dove sei?
Strizzo gli occhi e mi guardo attorno, ma non vedo traccia di nessun altro. …Sembra che tutti gli altri siano riusciti a rifugiarsi in mezzo alla foresta.
Benpar… Che sia il nome del suo amico?
Gian: Sembra che sia sul punto di farsela nei pantaloni… E’ un novellino?
Raccolgo da terra il primo sasso che mi capita e lo lancio dietro all’ uomo. Quello reagisce puntando velocemente la pistola in direzione del rumore. E’ la mia occasione…
Avevo pensato di attaccarlo da dietro, ma prima che riesca a muovermi, Luchino sbuca fuori dal suo nascondiglio di fianco all’ uomo.
Luchino: Prendi questo!!
Colpendo da un punto cieco, gli tira un calcio facendo una spazzata. La lunga gamba di Luchino colpisce lo stomaco dell’ uomo.
Uomo: Ugah…!
Tardivamente, attacco anche io. Gli calpesto il braccio. Lui emette un urlo acuto come quello di un maiale mentre lascia andare la pistola, che io calcio molto, molto lontano.
Bernardo esce dall’ ombra dove, come pensavo, si era nascosto, e trattiene l’ uomo a terra, stendendogli braccia e gambe.
Bernardo: Non muoverti. …Siete feriti?
Bernardo ci guarda preoccupato.
Luchino: Noi stiamo bene! Dove sono Ivan e Giulio?
Gian: Non ne ho idea. Da quello che ho sentito, ce n’ é un altro qui intorno.

Sento dei passi alla mia destra e mi giro. E’ Ivan. Esce con cautela dai cespugli nei quali era nascosto e guarda il nostro assalitore.
Ivan: Il bastardo deve avere del fegato per averci attaccati… Da dove arriva?
Bernardo: Non lo sappiamo. Non abbassare la guardia. Pare che ce ne sia un altro.
In lontananza, si sentono i rumori di una colluttazione, e poi un urlo… E’ Giulio?!
Uomo: …Scappa, Benpar! Lasciatemi … gah!
Luchino raccoglie la pistola che ho lanciato via e la punta dritta verso la testa dell’ uomo, zittendolo.
Luchino: Hai dimenticato che qui dentro ci sono ancora dei proiettili?

Bernardo: Giulio sta bene? Qualcuno vada a controllare. … Tu. Qual è il significato di tutto ciò? Chi ti ha ordinato di farlo?
Uomo: Ugh…
Si sente il fruscio dei cespugli che vengono mossi. Luchino punta velocemente l’ arma verso il rumore.
Giulio: …Vi faccio le mie scuse. L’ ho ucciso.
Spunta fuori Giulio con un coltello insanguinato che gli pende dalla mano. E’ sporco di rosso scuro fino al polso.
Gian: Stai bene? Ce n’ era un altro?

Giulio: Sì.

Bernardo: Lo hai fatto fuori?
Giulio si avvicina, annuendo. A quanto pare ha ucciso l’ altro tizio in un corpo a corpo senza farsi nemmeno un graffio.
Uomo: … Merda! L’ hai ucciso?!
L’ uomo che Bernardo trattiene al suolo si lamenta con un’ espressione distorta.
A giudicare dal suo livello di shock, l’ altro doveva essere un suo caro amico.
Giulio si piega in avanti e appoggia il coltello sulla gola dell’ uomo. Quello smette di dimenarsi.
Bernardo: Prima dobbiamo strappargli qualche informazione. Cerca di avere pazienza.

Giulio: …Ho capito…
L’ odore del sangue di prima mattina… …Che bel modo di cominciare la giornata.
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